Refoni Daniela è nata a Castiglion Fiorentino (AR) dove vive ed opera,fa parte del Cenacolo degli Artisti di Arezzo.
Tecniche utilizzate olio,acrilico,acquerello matita carboncino. Predilige come tecnica la brillantezza della pittura ad olio con la quale meglio esprime le trasparenze e la chiarezza cromatica delle forme naturali riprodotte.
Il suo è un desiderio semplice di trasmissione di messaggi positivi ispirati dal suo giardino dove prendono corpo e colore immagini chiare ed immediate,i soggetti rappresentati infatti sono in gran parte fiori.

Hanno parlato di lei: il critico Donat Conenna,Ugolina Nicastro storica dell’arte, Dino Marasà critico, Anna M.Biondolillo critico.

Indirizzo
Loc.Noceta 86 Castiglion Fiorentino AR 52043
Tel. 3491874740
Mail: daniela.refoni@email.it

“Il linguaggio pittorico della Nostra Daniela Refoni parla attraverso l’universale simbolo di bellazza:il fiore.L’artista ci presenta il mondo dei fiori in tutta la loro coinvolgente emozione e liricita’ donando loro una carica emotiva tipicamente umana.Spazia con una grande padronanza tematica tra figurativismo e architetture simbolico riuscendo perfettamente ad essere coerente con i dettami della buona tecnica pittorica .
I colori sono pacati e tenui,immergono l’opera in un atmosfera quasi misticheggiante ma di prepotente impatto visivo ed emotivo.Un flusso di emozioni trasmesso dal supporto,che sono proprie della Nostra
Daniela Refoni,come per incanto entra a far parte della nostra anima e ci trasporta in universo parallelo dove la contemplazione del bello e l’apprezzamento della pura introspezione diventano familiari a noi tutti,
sussurrandoci con dolcezza un nuovo modo di intendere la realta’,la vita,l’universo,noi stessi.”
Dino Marasà

Spesso il movente che spinge un artista ad essere assolutamente unico e originale nasce dalla sua stessa poetica,cioè nasce dalle certezze che egli riesce a dare coi segni e con i cromi.
Il verismo floreale di Daniela Refoni nasce da due certezze di non poco conto:la gestione del segno e quella del colore,quando sono-come sovente sono nelle tele di Refoni-alle frontiere dell’iperrealismo hanno lo slancio espressivo che si identifica con la luce e con la forma ,la più asseverante e asseverata.Al di là delle semplificazioni,sia pure inevitabili,dei”manuali” di pittura,Refoni non insegue parametri di pura concettualità e nemmeno lavora in ordine a una verità logica del visto.Al centro della sua pittura,c’è l’immagine poetica,una poesia fragile e insieme solida,in ogni caso intensa di velature,che si avviluppano sul segno e gli danno la tipica morbidezza del fiore.
Riflettendo sulla “verità” dell’iperreale,e specificatamente,sulla struttura del soggetto-quadro,certezza numero uno,la pittrice aretina non intende certo promuovere un’arte autoriflessiva,(guardate come sono brava a dipingere i fiori) nè tanto meno una tautologia disciplinatamente ideografica.Ma se a queste concezioni dell’arte Refoni deve pur qualcosa,ciò indubbiamente ha un solo significato:che ognuno artisticamente è debitore di qualcuno;un “qualcuno” che avrà avuto la fortuna di nascere ed operare una generazione avanti.In questo caso,Claus Oldemburg,per esempio.
Considerazione del tutto parallela,infatti,vale nel caso volessimo-seconda certezza-che Daniela Refoni provenga dalle aree della pop arte comunque da quelle esperienze iconiche sorte negli anni Ottanta sull’abbrivio di una nuova valutazione prospettica dell’oggetto o dalla nobile resistenza degli artisti dell’iperreale alla volgarità immanente dell’ottenimento digitale,plotteristico dell’immagine.L’uso del grandangalo pittorico sulla tele,l’idea-del tutto strobbos-fa entrare l’osservatore all’interno del soggetto,rimodellando le proporzioni vestibolari o quanto meno la distanza di parallasse,tra occhio e fonte visiva e creando un rapporto nuovo,affettivo,cogente,col fruitore.
Donat Conenna

Tagged on: